venerdì 27 gennaio 2012

Ritratto il tempo dell'intolleranza - assalto poetico di Ivan





http://www.firmiamo.it/rimozione-dei-segnali-di-intolleranza-a-varallo-sesia 


Ivan Tresoldi, in arte Ivan, è uno tra i più famosi rappresentanti della street art milanese. Invece di realizzare graffiti o tag, Ivan scrive sui muri o sull'asfalto delle strade scaglie poetiche come "Chi getta semi al vento farà fiorire il cielo" e "il futuro non è più quello di una volta" oppure si produce in altri "assalti" come quando ha liberato lungo l'Adda  mille barchette di carta che recavano versi sulla migrazione.
Lui si definisce un poeta di strada.
Lo abbiamo contattato dicendogli della petizione e lui ci ha scritto questi versi  e ci ha promesso di venire un giorno a Varallo a realizzare uno dei suoi assalti. Ivan, ti aspettiamo!


Ritratto il tempo dell'intolleranza

poesia il tempo lento dell'intolleranza
di chi protegge le mura d'una stanza chiusa
senza trovar parola comune
come fosse la fune
a tirar il colmo dei diversi
che ci si trova presto l'orlo del burrone
e certo dispersi

ho visto mio nonno terrone ch'oggi nulla al paragone
la discriminazione che si misura il centimetro le persone
razza, sesso, fosso, odio e religione
che differente è ognuno pur anche un millimetro
e proprio mia nonna padana
m'insegnava
che poi diverso è solo un altro modo per dir noi

gettar il potere in strada vuol dir partecipazione
che le idee son buone perchè si posson confrontare
lavorar duro per sbagliare e capir in fondo
che ogni muro nasconde una crepa
che la si voglia spaccare o inseguire
solo ricordo gl'anni scordati
di quando eravan noi gli immigrati
lasciati le coste
chiamati bastardi
che stavam chinati la strada
a far fuoco i petardi

ritratto il bene comune
e la petizione che si fa fiume


http://www.i-v-a-n.net/ 

martedì 24 gennaio 2012

La recensione de L'ombra dei sogni - Bruno Bacelli su Fantasy Magazine

http://www.fantasymagazine.it/libri/16057/l-ombra-dei-sogni/



Fabio Musati, autore milanese, pubblica una nuova raccolta di racconti con la casaEdizioni Cento Autori. Non del tutto inerenti il fantastico: spesso si limitano a sfiorarlo con il dubbio, la sensazione. Un po' come con il grande Dino Buzzati, nell' Ombra dei Sogni abbiamo una partenza da situazioni quotidiane e semplici e uno sviluppo verso l'ignoto, il misterioso o verso la situazione paradossale kafkiana. Difficile dare una definizione unica a questi racconti, che spaziano tra generi differenti.
Spesso si incontra un elemento nuovo, un qualcuno o un qualcosa (una casa deserta che si vede tutti i giorni passando per strada, un criceto che sbadatamente si acquista e ci si porta in casa, una persona incontrata in ascensore) che permette di mettere in luce le nevrosi, i dubbi, i sogni o i desideri del protagonista. Che a sua volta può essere un personaggio in cerca di sapere e di verità oppure congelato nella routine quotidiana, nella nevrosi o nella noia, desideroso del contatto con l'altro o al contrario ansioso di essere lasciato nel proprio guscio.

Spesso, e questo può essere interpretato in molti modi e avere una valenza positiva o negativa a seconda dei gusti, non c'è un vero e proprio disvelamento finale, e la storia termina nel dubbio e nel mistero così come è iniziata (ad esempio: La Statua). Talvolta, e in modo molto più classico, si comprende la premessa nelle ultime righe (Il Faro). E non manca un racconto in cui si abbandona la sofisticazione e i personaggi dai comportamenti leziosi per passare a una storia dal risvolto grottesco ma drammatica, umana e reale (Natale in Padania).

In meno di cento pagine abbiamo diverse strade narrative, e inoltre il dono della sintesi e della brevità. Difficile dire se questi racconti possano trovare il consenso del lettore amante di un fantastico spettacolare e avventuroso, ma anche il lettore più giovane, se abbastanza curioso, si potrà cimentare con questa breve raccolta.

sabato 21 gennaio 2012

Nixon e il batterio


Voglio rispondere direttamente a chi in questi giorni ci sta dicendo che non capiscono la nostra ostinazione ad occuparci di quattro cartelli che sono lì da un paio d’anni, che sì, magari non sono eleganti e assolutamente inutili, che è una delle solite trovate sensazionalistiche del sindaco per farsi pubblicità, che non vanno presi sul serio e alla lettera perché intanto nessuno applica quei divieti. Infatti non risultano procedimenti a carico di nessuna donna mussulmana a volto coperto, di nessun ‘vu cumprà’ e di nessun mendicante.


“Quindi perché vi scaldate tanto?” ci dicono. “Non ci sono cose più importanti e gravi di questa?”

L’ultima domanda la liquido subito ricordando che quella è la tipica scusa al qualunquismo. C’ è sempre qualcosa più importante da fare e così non si fa mai niente. Invece noi ostinatamente ci vogliamo occupare di questa cosa. Altri, e noi stessi in altri momenti, si possono occupare d’altro.

“Perché ci occupiamo di quei quattro cartelli? Perché ci scaldiamo tanto?”

Proviamo a fare un passo indietro e verso ovest.


lunedì 16 gennaio 2012

Segnali dal sindaco di Varallo - una vignetta di Mauro Biani

Abbiamo chiesto ad alcuni vignettisti di farci una vignetta ispirata alla petizione http://www.firmiamo.it/rimozione-dei-segnali-di-intolleranza-a-varallo-sesia

Ecco il lavoro di Mauro Biani. Ogni commento è superfluo. Grazie Mauro!
Dal sito di Mauro Biani (www.maurobiani.it) e da wikipedia  (http://it.wikipedia.org/wiki/Mauro_Biani) leggiamo che  è  vignettista, illustratore, scultore. Conferisce alle sue strip un particolare valore di satira sociale e politica, affrontando tematiche specificatamente relative alla legalità, al pacifismo, ai diritti umani. È, inoltre, educatore professionale con ragazzi diversamente abili mentali, presso un Centro specializzato.
Attualmente è vignettista free lance con “Liberazione”, collabora con “L’Unità”, con “Il Fatto Quotidiano”, con “E” mensile di Emergency, con “Loop”, con il settimanale del terzo settore “Vita”, con “il Mucchio Selvaggio”, “Azione Nonviolenta”, U’Cuntu, l’associazione “Libera”, la testata “L’Indro” e il portale Peacelink. Fa parte del gruppo internazionale sotto l’alto patrocinio dell’Onu: Cartooning For Peace.


giovedì 12 gennaio 2012

Filastrocca varallona

C’era una volta un paese piccino picciotto,
chiese di sopra, chiese di sotto.
Alle pendici di monti di rosa smaltati,
tutti eran buoni come santi pittati.

Forse si chiamava Varollo o Varillo,
il clima era fresco, persino un po’ arzillo
e ci abitava gente tranquilla
solo in febbraio magari un po’ brilla

E a Varallì, e a Varallò
un buon anno ci arrivò.
E a Varallì, e a Varallò
questa storia canterò.

Tutti andavano d’amore e d’accordo,
almeno è così che me lo ricordo.
Fossero rossi, neri e bianchini
tutti erano accolti come vicini.

Un brutto giorno venne un  tiranno,
(non so in che giorno, forse capodanno)
non tanto alto e nemmeno bellino,
ma con la rabbia di un cane mastino.

E a Varallì, e a Varallò
un buon anno ci arrivò.
E a Varallì, e a Varallò       
un brutto giorno ci arrivò.

Venne con spada e forte corazza,
venne dicendo di salvare la razza.
Quale poi fosse nessuno lo sa,
dato che veniva da chissachilosa.

Per convincere tutti che era padano
ingurgitava parmigiano reggiano
e non ne dava nemmeno un pezzetto.
Se lo teneva sotto il suo letto!


E a Varallì, e a Varallò
questa storia continuò.
E a Varallì, e a Varallò
questa storia canterò.

Del suo profilo un po’ imbellettato
riempì il paese con un gran cartonato.
Persino del monte al paese più sacro
si impadronì senza fare un massacro.

I varallini oppur varalloni
(che non ricordo più bene quei nomi)
eran zittiti da quel triste ometto
manco fosse arrivato fin lì Maometto.

E a Varallì, e a Varallò
questa storia continuò.
E a Varallì, e a Varallò
questa storia canterò.

E in quel paese di pittori e di santi
non fece più entrare i mendicanti,
dichiarò guerra alle donne col velo
e affisse divieti con un grande zelo.

C'è un lieto fine, come sempre le fiabe,
i varallini oppur varalloni
non erano tutti quanti caproni:
lo cacciarono a grandi pedate                                                                                                                       . 
e l'omettino scappò a gambe levate.

E a Varallì, e a Varallò
questa storia terminò.
E a Varallì, e a Varallò
il buon anno sì, arrivò!.



Fabio Musati 2012 copyright
(diffusione permessa con link a questo sito)

mercoledì 4 gennaio 2012

Noi, intimiditi nel feudo leghista - lettera a L'Espresso

'Noi, intimiditi nel feudo leghista'di Fabio Musati e Maria Rosa Panté «Varallo Sesia, Piemonte. Un pezzo d'Italia chiuso, dove chi si oppone all'onnipotente boss del Carroccio subisce ritorsioni, minacce, attacchi personali. E il dissenso è quasi scomparso, per paura». La denuncia di due lettori


(03 gennaio 2012) Caro direttore,

chi Le scrive vive, ha le sue radici in Varallo Sesia, provincia di Vercelli, Piemonte. Alle vie d'entrata della nostra cittadina ci sono dei grandi cartelli che vietano l'accesso a donne col burqa, il niqab, il burqini, ma anche ai vu' cumprà e ai mendicanti. Questi cartelli 'accolgono' le persone già da qualche anno e ce ne sono altri più piccoli sparsi dentro Varallo.



Se abiti a Varallo non li vedi più, se ci arrivi tutti i giorni li guardi distrattamente. Ma noi abbiamo amici che vengono a Varallo da lontano. E restano attoniti.



Ha cominciato uno a chiedere come potevamo sopportarli. Poi un'altra a dire che erano vergognosi e come mai non dicevamo niente. Poi s'è vista gente che li fotografava e qualcuno di noi si è affrettato a dire che non era d'accordo, che quei cartelli non lo rappresentavano.



Infine anche Don Gallo è venuto a Varallo e ha detto che Gesù Cristo non sarebbe potuto entrare qui, in quanto mendicante.



Allora abbiamo sentito che la misura era colma e ormai tutti giorni quei cartelli li guardiamo, sentendo il loro duplice potere negativo: di esclusione e però anche di assuefazione all'esclusione.



Così abbiamo promosso una petizione perché questi cartelli vengano rimossi.



Il sindaco di Varallo è probabilmente abbastanza noto a livello nazionale. E' l'onorevole leghista Gianluca Buonanno.



Questo onorevole, che è sindaco a Varallo, vice sindaco a Borgosesia (città vicina), sponsor del sindaco di Gattinara (altra città vicina) e di tutta o quasi l'Alta Valle, sta trasformando la Valsesia. Come diciamo noi in 'Buonannia'. Cioè nel suo feudo.



Vede, Direttore, qui da noi è diventato molto difficile dissentire e molti hanno perfino paura. La cosa pubblica è gestita ormai attraverso una rete di connivenze, delazioni e intimidazioni che pervade il territorio.



La stampa, a parte qualche rara, timida eccezione, è schierata a favore del sindaco e fa molta fatica a dare spazio a voci contrarie. La gente, soprattutto se deve in qualche modo avere a che fare con strutture comunali, teme ritorsioni di vario genere. Ad esempio qualcuno ci ha spiegato di non aver potuto firmare la nostra petizione perché 'deve lavorare'.



Possiamo dire queste cose con certezza perché anche qualcuno tra di noi, per aver scritto articoli critici (non pubblicati su giornali locali) sulla politica del sindaco, è stato intimidito più volte via e-mail, gli è stato intimato il silenzio altrimenti l'onorevole «avrebbe detto a tutti che razza di persona è» - e in effetti non sono mancati attacchi sul piano professionale e personale.



E questo è accaduto a molti. La situazione feudale è così. Se tu non ti opponi puoi avere dei favori, se ti opponi non solo sei escluso, ma sei anche insultato, la tua immagine infangata, i tuoi diritti lesi.



La petizione per noi che l'abbiamo promossa è un modo per combattere la discriminazione, la chiusura agli altri e l'eccessivo e antidemocratico accentramento di potere in una sola persona. Chi vuole, la trova qui



Se si vuole lasciare commenti o testimonianze c'è anche un blog



Grazie

Maria Rosa Panté

Fabio Musati